lunedì 21 novembre 2011

Molino Quaglia e … Le Mani in pasta

Comincio dall’ultimo viaggio.

Il treno da Roma partiva prestissimo venerdì mattina, e alla stazione Termini c’erano solo desolati clochard, un freddo micidiale e Annalisa ed io cariche di libri e senza colazione.

E’ bello viaggiare con Annalisa. Con lei non si deve per forza chiacchierare. A noi due piace anche dormire in treno e smanettare con il cellulare proprio come le ragazzine. Mi piace. Mi rilassa. La vorrei sempre con me.

Siamo arrivate a Vighizzano D’Este (PD) giusto per pranzo.

Un invito molto allettante: visitare il Molino Quaglia e in contemporanea fare un corso pratico per la realizzazione del panettone utilizzando il lievito madre, Le mani in pasta, con un grande maestro, Rolando Morandin!

All’inizio pensavo di farne un resoconto con taglio giornalistico….più professionale certamente…. ma anche meno emotivo…. non molto nelle mie ‘corde’, direi. E’ bastato pochissimo per farmi abbandonare l’idea. E’ bastato sentir parlare i “signori Quaglia” (così mi piacerebbe definirli con simpatia..)

per capire che a far muovere l’azienda c’è soprattutto una grande passione per la ricerca e la qualità della materia prima e della sua trasformazione che si tramanda da generazioni.

Ho cambiato idea perchè ho letto questa frase in una delle ‘stanze’ del molino tra il profumo del grano che diventa farina….

Ho cambiato idea perchè trovare tutte queste ‘tubature’ che si fanno veicolo dei vari step sul cammino del Molino dal passato, attraversando il presente e proiettandosi nel futuro….mi ha creato una sensazione di piacevolezza, di curiosità….

Ho cambiato idea perchè in tutto questo bianco quasi asettico ho scoperto che c’è una vita che pulsa e si sta veramente creando qualcosa di straordinario …

Ho cambiato idea perchè ho visitato un molino che è già di per sé un’opera d’arte della tecnologia e dell’architettura,

con quei colori misti all’acciaio su fondo panna….. totalmente rilassante per la vista, almeno la mia.

Ho cambiato idea perchè sono entrata in un luogo in cui l’arte è presente in ogni sua espressione e se ne fa portavoce:

queste le parole di Chiara Quaglia: “Farina e Arte: un binomio che da lungo tempo è presente nella filosofia del nostro Molino, perchè abbiamo sempre pensato che qualsiasi lavoro è utile al prossimo se nasce dalla passione e se vive della passione di chi lo fa.”

Per questo ho cambiato idea e ho deciso di tentare di raccontare l’anima di questo Molino, un'anima fatta del lavoro in armonia di molte persone, fatta della loro passione ed entusiasmo che leggi nei loro occhi, pieni di orgoglio mentre ti mostrano una manciata di prezioso germe di grano, e sono occhi pieni di soddisfazione quando cercano di farti capire l’attenzione per la qualità e il rispetto per il consumatore che li porta ad investire in progetti di ricerca ambiziosi e coraggiosi per un futuro di qualità nell’alimentazione.

Tutto questo in un ambiente pieno di luce.

Incanalando la loro esperienza per dare un nuovo impulso alle tecniche tradizionali di lavorazione dei lievitati.

Ma il Molino Quaglia è molto di più.

E’ anche un laboratorio attrezzatissimo, dove grandi maestri mettono a disposizione la loro arte nella pasticceria e nella panificazione.

Io ero lì. In questa grande stanza tiepida, riscaldata dai forni pronti per accogliere i nostri panettoni e profumata di farina, burro,

lievito madre,

zucchero, arance candite…. Con noi una personalità nel mondo della pasticceria, Rolando Morandin

Un uomo dalla grande esperienza che colpisce per la simpatia, la generosità e la passione con cui trasmette i segreti della sua arte. Un grazie immenso per avermi insegnato, con infinita pazienza, a ‘pirlare’ l’impasto del panettone.

Un luogo profumato, sì, colorato e pieno di fiori ed erbette fresche,

pronte per essere brinate…

…..tra questi fiori ne spiccava uno in particolare….Francesca Morandin dal sorriso dolcissimo dietro il quale si nasconde però una competenza profonda della materia, precisa, attenta, efficace. Brava Francesca.

Due giorni di lavoro intenso …stanche si ma felici di aver potuto godere di una esperienza così ricca,

soddisfatte dei risultati ottenuti…

Dulcis in fundo??? Una cena spettacolare nella pizzeria I Tigli di Simone Padoan, dove la pizza a lievitazione naturale, diventa addirittura un dolce!

Simone Padoan ha fatto dell’arte bianca una vera occasione di ricerca di abbinamenti incantevoli come la pizza con i raperonzoli e la pasta di salame rosolata! Il suo menù degustazione rappresenta una vera sorpresa, si passa dai sapori più semplici in un crescendo di sensazioni del palato… e con abbinamenti di vini molto interessanti. Grazie per il bellissimo libro e per la dedica!!

Cosa posso dire di più?

Prossimamente mi piacerebbe imparare a preparare quel pane fragrante, morbido e profumato che abbiamo gustato a pranzo al Molino Quaglia!

Grazie.

Alla prossima

la vostra Pippi

Rosa rossa

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martedì 15 novembre 2011

Spezzatino di maiale con melette e semi di finocchio

E’ il giorno dopo.

Lei è lì, con quelle gambe lunghe rannicchiate contro il petto quasi a protezione. Allunga la mano per spegnere la sveglia. Apre gli occhi controvoglia e si guarda intorno cercando qualcosa di familiare : la tenda, la lampada bianca, la boccetta di smalto trasparente appoggiata sul comodino. Certezze. E’ a casa.

Si guarda le mani…piccole…ma adesso sa  che non erano quelle, le mani di cui parlava.

E’ il giorno dopo ma non una lacrima è stata versata. Da un mozzicone di sigaretta non ci sono lacrime che possano sgorgare.

E’ ancora immobile nell’angolo di quel letto immenso.

‘ Sono un mozzicone di sigaretta’ pensa. Una sigaretta che prima si desidera e quasi non se ne può fare a meno, la accendi per farla ardere  e te la godi avidamente fino all’ultimo respiro per poi gettarla il più lontano da te..incurante di dove andrà a finire.

Si alza. E’ un giorno nuovo e deve lavar via tutto lo schifo che ha fuori e dentro di sé.

Rosa rossa

E’ una storia che vorrei raccontare. Di donne che si ri-alzano sempre.

Le donne sono come queste belle melette. ‘Rubiconde’, succose, gustose ma  tenaci, molto tenaci. C’è tanto da imparare da loro.

Questa volta vi propongo una ricetta che potrei definire della ‘lentezza’ . Oggi, come non mai, ho bisogno di  prendermela con calma, di starmene in cucina per godermi il rituale della preparazione e della cottura… 

Ovviamente non ho inventato niente ma ho preso questa ricetta da un libro che mi piace molto:Il Grande Libro della Vera Cucina Toscana  di Paolo Petroni – Giunti editori.

Ingredienti:

800 gr di polpa di maiale

due spicchi d’aglio

semi di finocchio

4 melette

un bicchiere di brodo

olio extravergine

sale e pepe.

Pestate leggermente i semini di finocchio. Fate rosolare la polpa di maiale tagliata a cubetti  in una casseruola con olio, gli spicchi di aglio interi e un cucchiaino di semi di finocchio.

Quando sarà bello colorito …

aggiungete il brodo caldo, regolate di pepe e sale e cuocete lentamente a fiamma bassa per una quarantina di minuti  con il coperchio .

Nel frattempo preparate le melette tagliandole in quattro, eliminando il torsolo ma lasciando la buccia.

Trascorsi i 40 minuti circa aggiungete gli spicchi di mela e un pò di brodo se occorre, continuate la cottura sempre a coperchio chiuso …

fino a quando non saranno morbide ma non sfatte…

E’ davvero un secondo piatto vincente.

E adesso mi siedo a tavola e con calma mi gusto questa serata che è tutta mia!

Alla prossima

La vostra Pippi

Occhiolino

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lunedì 7 novembre 2011

Tortino di castagne con cuore all’arancia

Nel cuore dell’autunno, mi ci muovo bene.

I miei stivali, il maglione nero, la sciarpa (di Linus) color glicine….un filo di trucco in più  e  il mio profumo  preferito…

Tutto è come sempre.

Quasi come sempre.

Io sono la stessa di un anno fa ma…

sono le prospettive che cambiano.

E cambiano anche contro la tua volontà. Non puoi farci niente.

Ti sfugge sempre qualcosa …e qualcos’altro ti trovi tra le mani, a volte niente, altre solo briciole di ricordi, di emozioni…. tutto da rifare ...

Reloaded: riavvolgo il nastro e riparto.

La Cucina Italiana in collaborazione con la Provincia di Lucca ha promosso un contest ed un incontro tra foodbloggers dal titolo “Castagne al Desco” che si terrà proprio all’interno dell’ importante manifestazione IL DESCO che si svolgerà a Lucca a partire dal 19 novembre per 4 intensissimi fine settimana.

L’imput è quello di capire come si può interpretare un prodotto antichissimo come la farina di castagne.

A me ispira solo cose buone.

Il suo profumo, la sua  grana finissima e volatile la rendono delicatissima ma il suo sapore intenso e dolce ne marcano il carattere deciso e unico. Io la vedo in un dolce  casalingo di quelli che sicuramente facevano le nostre nonne, senza tanti fronzoli ma che non tradiscono mai.

Ingredienti:

200 gr di farina di castagne

100 gr di farina 00

3 uova grandi

130 gr di zucchero di canna moscobado

150 gr di olio di semi di mais

un bicchiere di latte

una bustina di lievito per dolci

un pizzico di sale

marmellata di arance

granella di zucchero di canna

Procedimento:

in una ciotola sbattere con una frusta i tuorli con lo zucchero di canna fino ad ottenere un composto cremoso e chiaro

Setacciare la farina di castagne e incorporarla delicatamente al composto , un pizzico di sale …

alternando con l’aggiunta di olio di semi di mais e latte e  la farina 00 setacciata con il lievito..

incorporate la buccia grattugiata dell’arancia…

e gli albumi montati a neve, facendo attenzione a non ‘smontarli’, con dei movimenti dall’alto verso il basso e sempre nello stesso verso …

Nel frattempo imburrate sei cocottine e spolverizzatele con  lo zucchero di canna….

Versate una cucchiaiata di composto, un cucchiaino di marmellata e ricoprite con altro composto ….

aggiungendo qualche granella di zucchero di canna sulla superficie…

infornate a forno caldo a 160° per 30/35 minuti facendo sempre la prova dello stecchino se esce asciutto significa che è pronto altrimenti lasciate nel forno ancora per pochi minuti..

e se gradite una spolveratina di zucchero a velo …

E’ un dolce semplice da realizzare e  semplice nella forma se non fosse per quel suo cuore tenero di marmellata che rende il tutto un ‘pelino’ più prezioso.

Buon autunno.

Alla prossima

la vostra Pippi

Occhiolino

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